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Approfondimento
Calendario
Calendario

Sistema convenzionale di divisione del tempo; l'intervallo base di tale divisione è di solito l'anno, la cui durata è fissata in modo che si discosti il meno possibile dalla durata media dell'anno astronomico (corrispondente al tempo nel quale la Terra compie un'intera rivoluzione intorno al Sole). Esistono vari tipi di calendario.

Calendario romuleo
Calendario romuleo

La tradizione attribuisce a Romolo, primo re di Roma e mitico fondatore della città, l'introduzione del primo calendario civile presso i Romani. L'anno romuleo, che aveva inizio con il mese di marzo, avrebbe avuto dieci mesi, come sembrano suggerire i nomi degli ultimi sei: quintile (l'attuale luglio), sestile (l'attuale agosto), settembre, ottobre, novembre e dicembre. Di questi, sei erano di 30 giorni ciascuno e quattro di 31, per un totale di 304 giorni. È facile comprendere la confusione che un siffatto calendario, più corto di oltre 60 giorni dell'effettiva durata dell'anno solare, avrebbe generato e, per questo motivo, l'esistenza storica dell'anno romuleo fu messa in dubbio dagli storici sin dell'antichità.

Calendario numano
Calendario numano

A Numa Pompilio, successore di Romolo, si fa risalire la prima riforma del calendario romano. Mutuato dai greci, quello numano era un calendario lunisolare di 12 mesi, tuttavia, al contrario di quello greco che contemplava 354 giorni (=12 x 29,5 giorni, cioè la durata media della lunazione), l'anno numano era composto – si ritiene per la credenza romana che voleva «fas» i numeri dispari (impare Deus numero gaudet) e «nefas» quelli pari – da 355 giorni. Inoltre, mentre il calendario greco prevedeva l'alternanza di mesi pieni, ossia di 30 giorni, e mesi cavi di 29, in quello romano i mesi che nel vecchio calendario romuleo erano di 31 giorni – cioè marzo, maggio, quintile e ottobre – rimasero invariati e ai rimanenti fu tolto un giorno ciascuno (ottenendo così mesi composti tutti da un numero dispari di giorni); i 57 giorni che mancavano a completamento dei suddetti 355 giorni (31 x 4 + 29 x 6 = 298 giorni) furono distribuiti sui 2 nuovi mesi – uno di 29 giorni, gennaio, e uno di 28, febbraio, che ha conservato sino ad oggi tale durata – che furono inseriti tra dicembre, decimo e ultimo mese del calendario romuleo, e marzo. Per far sì che il ciclo delle lunazioni si accordasse con l'anno solare, la cui durata è di circa 365 giorni e 1/4 (e cioè 11 1/4 giorni più lungo), un anno sì e uno no, dopo il giorno dei Terminalia (23 febbraio), s'intercalava un mese, detto mercedonio, alternativamente di 22 o 23 giorni. Negli anni in cui cadeva il mese intercalare, il mese di febbraio veniva ridotto a 23 o 24 giorni e i 5 o i 4 giorni così tolti erano aggiunti ai 22 o 23 del mercedonio che veniva così ad avere sempre 27 giorni. Nel calendario numano la durata media dell'anno era quindi, mediamente, di 366 1/4 giorni (= (355 + 377 + 355 + 378) / 4) e cioè circa un giorno in più della durata effettiva dell'anno solare. Era il Collegio dei Pontefici a correggere – in maniera empirica e arbitraria, spesso dettata da motivi politici – il calendario, omettendo di tanto in tanto di intercalare il mercedonio. Per evitare l'enorme confusione che questa pratica generava e per limitare il potere dei Pontefici, si cercò di stabilire norme precise per la compensazione. Pur tuttavia, al tempo della successiva riforma giuliana, l'anno civile era in anticipo di circa novanta di giorni sull'anno solare.

Calendario giuliano
Calendario giuliano

Per porre ordine nella computazione dell'anno, nel 46 a.C. Giulio Cesare, avvalendosi della consulenza scientifica dell'astronomo alessandrino Sosigene (ma l'idea risale all'astronomo greco Eudosso del IV sec. a.C.), istituì un nuovo calendario civile, detto appunto giuliano. Si tratta di un calendario solare anch'esso di dodici mesi e della durata di 365 giorni. Per compensare la differenza di circa sei ore (cioè 1/4 di giorno) in meno rispetto all'anno solare, il nuovo calendario prevedeva l'intercalazione di un giorno una volta ogni quattro anni. Come il mese mercedonio del calendario numano, il giorno in più veniva in origine intercalato dopo la festa dei Terminalia (23 febbraio), e cioè, secondo il modo romano di indicare la data, il sesto giorno prima delle calende di marzo, che – così "duplicato" – era detto bis sextus (ante kaledas martis) e bisestile l'anno di 366 giorni, nome che ha conservato fino ad oggi.

Calendario musulmano
Calendario musulmano

Bandito quello in uso nell'Arabia preislamica, perché considerato inquinato dal paganesimo, Maometto introdusse un calendario puramente lunare che, nella sua forma definitiva, probabilmente di poco posteriore alla sua morte, consta di un ciclo di 30 anni di dodici mesi ciascuno. I mesi, alternativamente di 30 e di 29 giorni, forniscono una durata dell'anno di 354 giorni. Tuttavia, per accordare la durata del mese a quella della lunazione (29g 12h 44m 2,8s), ciascun ciclo trentennale contempla 19 anni di 354 giorni (anni normali) e 11 anni di 355 giorni, i cosiddetti anni abbondanti, quelli cioè il cui ultimo mese (Dhu al-Hijja) è di 30 giorni anziché di 29. In ogni ciclo di 30 anni gli anni abbondanti sono il 2°, 5°, 7°, 10°, 13°, 16°, 18°, 21°, 24°, 26° e 29°, ovvero quelli il cui numero, diviso per 30, dà per resto uno delle suddette cifre. Ciò consente un accordo pressoché perfetto tra la durata media del mese calendariale – (354 gg × 19 + 355 gg × 11) / 30 / 12 = 29g 12h 44m 2,8s – e quella del mese sinodico, ma, come in tutti i calendari esclusivamente lunari, anche in quello islamico l'anno è più corto dell'anno tropico (ritorno del sole all'equinozio) di circa 11 giorni. In altri termini, il primo giorno di Muharram, primo mese dell'anno musulmano, cade progressivamente prima rispetto alle stagioni, anticipando così di un intero anno in circa 33 anni, e quindi 33 anni musulmani corrispondono a circa 32 del calendario gregoriano. Di conseguenza l'inizio dell'anno, e quindi tutti i mesi del calendario vengono progressivamente a cadere in tutte le stagioni, motivo per il quale questo calendario, tuttora in uso, ha un utilizzo puramente religioso, mentre per gli scopi agricoli e per la determinazione dell'anno finanziario legato alla riscossione di imposte sui prodotti del suolo si ricorre in molti stati arabi a un calendario solare. Nel calendario islamico ciascun giorno inizia al tramonto, il che significa che la notte di un determinato giorno, ad esempio il sabato, non corrisponde, come nel nostro calendario, alla notte tra sabato e domenica, ma a quella tra venerdì e sabato. Inoltre il mese musulmano ha inizio con l'effettiva osservazione della prima, sottile falce di luna crescente dopo la luna nuova, il che può portare uno scarto di uno o due giorni sull'inizio effettivo del mese, sebbene l'indicazione del giorno della settimana permette di determinare a quale giorno ci si riferisce. Inizialmente, il conteggio degli anni non era legato a nessuna era, ma il califfo 'Omar stabilì che gli anni fossero numerati a partire dall'Egira, la partenza di Maometto dalla Mecca verso Medina. L'era musulmana inizia perciò il 16 luglio 622 d.C., ovvero il 15 luglio secondo l'uso musulmano di computare l'inizio del giorno dal tramonto.

Calendario lunisolare

Adottato dagli ebrei, questo calendario si basa sul mese lunare (tempo di rivoluzione della Luna intorno alla Terra). L'anno è, dunque, costituito da dodici lunazioni. L'accordo col più lungo anno solare è conseguito aggiungendo periodicamente all'anno lunare settimane e mesi supplementari.

Calendario ecclesiastico

Di origine medievale, questo calendario solare è regolato sulla Pasqua (una festa "fissa", che annualmente cade la prima domenica che segna il plenilunio dopo il 21 marzo). Il succedersi dei giorni è scandito nel calendario con i nomi dei santi e delle feste religiose.

Calendario perpetuo

Il calendario perpetuo consente di trovare, mediante tabelle, per una qualsiasi data, passata o futura, il corrispondente giorno della settimana.

Calendario zodiacale

Questo calendario registra il passaggio annuo della Luna e dei pianeti nelle dodici costellazioni dello zodiaco.

Calendario astrologico

Il calendario astrologico registra la dominanza dei diversi pianeti nel corso dell'anno, in modo da consentire di determinare l'influenza a fini pratici.

Calendario agricolo
Calendario agricolo

Il calendario agricolo è un calendario lunare, che evidenzia l'influenza della Luna sui diversi cicli delle attività agricole.

Calendario gregoriano
Calendario gregoriano

Il calendario gregoriano, che prese il nome dal pontefice Gregorio XIII (1502-1585, Papa dal 1572), che ne promosse la riforma, ha una durata di 365g, 5h, 49m, 12s. È il calendario attualmente in uso.

La riforma fu introdotta nel 1582. Per risolvere le anomalie del fenomeno della precessione degli equinozi e per riportare l'inizio della primavera astronomica al 21 marzo, furono soppressi i giorni compresi tra il 4 e il 15 ottobre 1582. Fu stabilito inoltre che fossero bisestili (cioè di 366 giorni) tutti gli anni divisibili per 4, eccetto gli anni iniziali di ogni secolo tranne quelli divisibili per 400. Prima della riforma del 1582 era in vigore il calendario detto "giuliano", perché introdotto da Giulio Cesare (46 a.C.).

Calendario repubblicano francese
Calendario repubblicano francese

Introdotto in Francia dopo la Rivoluzione, fu approvato dalla Convenzione il 5 ottobre 1793, stabilendo che la nuova era avesse inizio il 22 settembre del 1792, data della proclamazione della Repubblica e dell'equinozio autunnale. Sulla scia dell'introduzione del sistema metrico decimale, il calendario repubblicano era caratterizzato dalla suddivisione del giorno in 10 ore di 100 minuti ciascuna; ogni minuto era a sua volta suddiviso in 100 secondi. I 12 mesi, in origine individuati semplicemente dal numero ordinale, furono in seguito, su proposta di Fabre d'Églantine, ribattezzati con nomi ispirati all'attività agricola che in quel mese si svolgeva o alle sue caratteristiche climatiche (ad esempio settembre divenne vendemmiaio, dicembre nevoso, ecc.). Come nell'antico calendario egizio, i mesi erano tutti di 30 giorni suddivisi in tre decadi; completavano l'anno cinque giorni (sei per i bisestili), detti epagomeni, cioè aggiunti. Soppressa la settimana, ogni decade prevedeva nove giorni lavorativi e uno di riposo; festivi erano anche gli epagomeni. Il calendario repubblicano, che fu imposto anche in Italia nei territori a dominazione francese, fu abolito il 1° gennaio 1806.