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Accendilume di Volta
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Nel 1776 Alessandro Volta raccolse del gas, affiorante sotto forma di bollicine gassose dalle acque melmose del lago Maggiore. Egli denominò tale gas "aria infiammabile nativa delle paludi". Volta scoprì così il metano. Dopo aver sperimentato che il metano e l'idrogeno s'infiammano a contatto con una scintilla elettrica, pensò di realizzare una lampada a gas. Ma per alimentare la lampada, a pressione ambiente, occorreva immagazzinare una grande quantità di gas. Volta abbandonò dunque questa idea, impegnandosi nella realizzazione di un ingegnoso accendilume elettrico a idrogeno.

L'apparecchio è composto da due recipienti di vetro sovrapposti: quello superiore contiene acqua, quello inferiore gas infiammabile. Un sistema di tubi permette all'acqua di defluire nel recipiente inferiore, espellendo così l'idrogeno che viene acceso su un ugello dalla scintilla prodotta da un elettroforo o da una piccola bottiglia di Leida. Il gas introdotto nel recipiente dell'accendilume veniva generato separatamente in un apposito apparato.

A partire dalla fine degli anni 70 del XVIII secolo, l'idea di Volta fu ripresa da vari costruttori che perfezionarono il dispositivo. Inizialmente l'elettroforo fu inserito nell'apparecchio e collegato al rubinetto in modo da rendere la sua azione automatica. In seguito, con semplici accorgimenti, lo strumento poteva generare automaticamente l'idrogeno necessario.

La versione perfezionata dello strumento è costituita da due recipienti di vetro montati su una cassetta di legno contenente nella base l'elettroforo. L'apertura del rubinetto fa defluire l'acido solforico, diluito con acqua, nel recipiente sottostante nel quale è sospeso un pezzo di zinco. L'acido sospinge il gas già presente nella bottiglia verso l'ugello e, a contatto con il metallo, genera nuovo gas. Al tempo stesso, l'apertura del rubinetto solleva, tramite una cordicella, il piatto dell'elettroforo. Questo tocca l'elettrodo di uno scaricatore che, producendo una scintilla, incendia il gas, la cui fiamma prodotta accende una candela. Dopo alcuni secondi il rubinetto del gas viene chiuso. Dato che l'elettroforo mantiene la sua carica anche per mesi, l'apparecchio può essere usato centinaia di volte. In alcuni modelli l'elettroforo è sostituito da una piccola macchina elettrostatica a cilindro o a disco.

Questo apparecchio si dimostrò utilissimo in un'epoca in cui produrre una fiamma non era né un'operazione facile né immediata. Costruito in moltissime versioni, divenne, soprattutto in Germania, un oggetto decorativo molto apprezzato e assai comune nelle case borghesi. Verso la metà dell'Ottocento, l'invenzione di accendini più semplici, che eliminavano la necessità della scintilla elettrica, e l'introduzione dei fiammiferi portarono al declino dell'accendilume di Volta.

Oggetti
Lampada a idrogeno di Volta

Lampada a idrogeno di Volta

Inv. 1243
Costruttore sconosciuto, ca. 1790

Lampada a idrogeno di Volta con elettroforo

Lampada a idrogeno di Volta con elettroforo

Inv. 1251
Costruttore sconosciuto, inizi sec. XIX