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Approfondimento
Strumentario chirurgico
Strumentario chirurgico

Il chirurgo settecentesco, non più barbiere o flebotomo, è uomo di scienza, d'arte e di mestiere e per assommare in sé tali ruoli necessita pertanto di nuove qualità: cultura, conoscenza delle più aggiornate tecniche d'intervento, perizia con strumenti chirurgici più raffinati. I nuovi ferri devono essere infatti usati più razionalmente e sono scelti e fatti per essere funzionali ad un specifico intervento operatorio. Il materiale impiegato è l'acciaio, altre volte l'ottone, ai quali possono associarsi legno, vetro, caucciù; la foggia rimane elegante, con manici in avorio o tartaruga; sono resi più leggeri, maneggevoli per facilitare il compito al chirurgo, al quale sono sempre più richieste manualità, destrezza e tempestività per poter operare nelle precarie condizioni dovute all'assenza di ogni forma di narcosi e asepsi.

Giovanni Alessandro Brambilla (1728-1800) fece realizzare lo strumentario chirurgico al coltellinaio Joseph Malliard o Maliar (1748-1814), fornendo come modelli non solo strumenti di manifattura francese e inglese, ma anche le tavole del suo Instrumentarium chirurgicum militare Austriacum, preziosa fonte che testimonia l'evoluzione della strumentaria chirurgica nel Settecento, pubblicata in tedesco nel 1780 e in latino nel 1782. La raccolta fu donata dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo (1747-1792) all'Arcispedale di Santa Maria Nuova di Firenze nel 1785, due anni dopo averne riformato il regolamento insieme a quello dell'annessa scuola chirurgica.