Termine che designava l'operazione alchemico-chimica di esposizione di una sostanza solida, in genere metallica o minerale, all'azione del fuoco al fine di produrre un mutamento di qualità. Veniva anche utilizzato per indicare diverse operazioni mediante le quali il fuoco liberava principi volatili da sostanze solide. La calcinazione comportava la distruzione di alcune proprietà delle sostanze che veniva attribuita alla perdita di un componente o di componenti essenziali. L'opposto della calcinazione era la riduzione o revivificazione, ossia la restaurazione della sostanza nel suo stato iniziale. Secondo la teoria di Georg Ernst Stahl (1660-1734) il metallo, grazie alla calcinazione operata dal fuoco, perdeva una sostanza terrosa volatile, detta flogisto, che era causa delle qualità metalliche. Nella riduzione il flogisto veniva restituito alla calce, che recuperava così la sua forma metallica originaria. Nella riduzione veniva utilizzato il carbone perché lo si riteneva ricco di flogisto. La spiegazione di Stahl era in contrasto con i dati ponderali perché alla perdita di flogisto era associato un aumento di peso e al rientro del flogisto una diminuzione. Antoine-Laurent Lavoisier (1743-1794) dimostrò che il flogisto era una sostanza inesistente e che nella calcinazione si verificava una combinazione del metallo con l'ossigeno e nella riduzione la liberazione dell'ossigeno precedentemente combinato. In tal modo la calcinazione veniva ricondotta ad un processo di combustione come reazione chimica dell'ossigeno.