Inventato da un componente della famiglia inglese Chamberlen (forse Peter) intorno al 1674, diffuso soprattutto ad opera di André Levret (1703-1780) e William Smellie (1697-1763), che apportarono alcuni miglioramenti alla struttura dello strumento, il forcipe divenne uno strumento conosciuto e regolarmente utilizzato in ostetricia verso la fine del Settecento.
Il forcipe ordinario è costituito da due branche che si incrociano e si articolano nella loro parte mediana. Ogni branca è composta di tre parti: cucchiaio, porzione articolare e manico. Il cucchiaio è destinato a essere applicato sulla testa del feto e a questo scopo è stato opportunamente modellato.
Si ricorre all'applicazione del forcipe per correggere una posizione poco favorevole della parte presentata e per permettere all'ostetrico di sostituire alla forza espulsiva una trazione del feto allo scopo di espletare il parto.
Nelle cere e nelle terrecotte esposte presso il Museo Galileo è illustrato il forcipe tipo Levret, portato a Firenze da Giuseppe Vespa (1759-1840) nella seconda metà del Settecento, e diffuso tramite la sua scuola in tutta Italia.
Oggi l'uso del forcipe è limitato a casi rari per i danni che può causare sia alla madre sia al bambino, ed è praticamente sostituito in quasi tutte le sue indicazioni dal parto cesareo.