I vasi e i bicchieri che fanno parte della collezione di vetreria dell'Accademia del Cimento mostrano tipologie ben precise, rintracciabili anche nei disegni contemporanei e in certi casi tipiche della vetraria veneta. Il loro essere sostanzialmente oggetti da mensa e suppellettili di palazzo ne fece, in alcuni casi, anche oggetti d'impiego scientifico, come contenitori di sostanze, usati in esperienze particolari.
Chiamato anche vetro "redeselo", è una varietà di vetro a filigrana caratterizzato dalla disposizione a intreccio doppio delle canne usate per la decorazione. La sua produzione iniziò a Murano a partire dal 1549.
Produzione vetraria che, all'inizio del XVII secolo, si impronta al gusto per il capriccio e per il bizzarro. Si diffonde a Venezia, ma soprattutto in altri centri come la Spagna. Tale produzione è documentata anche in Toscana, a partire dal 1617, quando, per volere del Granduca Cosimo II de' Medici (1590-1621), fu impiantata la fornacetta di bicchieri nel Giardino di Boboli.
Tipo di vetro opaco bianco latteo (dal quale deriva il nome), assai simile alla porcellana. I primi esperimenti con questo vetro si ebbero a Venezia nella prima metà del secolo XVI.
Tipo di vetro prodotto a Murano dal XVI al XVIII secolo. Il nome deriva dalla sua somiglianza con il ghiaccio che presenta una superficie screpolata e percorsa da spaccature. Questo effetto era ottenuto immergendo il pezzo semilavorato ancora caldo in acqua fredda e poi di nuovo nel forno; l'operazione veniva ripetuta più volte.