Dischi di acciaio polito, con figure iridescenti generate da una sottile pellicola di ossido di piombo depositata elettrochimicamente. Il colore delle figure varia, in funzione dello spessore della pellicola attraverso la quale si riflettono sulla superficie di acciaio polito i raggi luminosi.
Leopoldo Nobili osservò questo fenomeno per la prima volta nel 1828. Il disco di acciaio era immerso in un bagno contenente una soluzione elettrolitica di acetato di piombo (successivamente utilizzò anche altre soluzioni) e veniva collegato al polo positivo di una pila voltaica grazie a una delle punte di platino dell' "apparecchio a punte" (Inv. 1234, 1271 - inv. 1241 - inv. 1242); il polo negativo della pila collegato all'altra punta si trovava invece appena sopra il disco. Lo spessore della pellicola veniva variato abbassando o alzando le punte. Figure complesse potevano essere prodotte in questo modo, oppure ponendo sul disco di acciaio un pezzo di carta ritagliata sulla quale stava un disco di rame leggermente incurvato, in modo che la sua distanza dall'acciaio risultasse variabile. La tecnica della metallocromia ebbe una certa popolarità nell'Ottocento e fu utilizzata per decorare piccoli oggetti quali tabacchiere o casse di orologi. Queste metallocromie provengono dalle collezioni lorenesi.