Microscopio composto di tipo Pacini, cosiddetto perché ideato da Filippo Pacini, simile al microscopio inv. 2661. Una piastra sagomata di ottone reca una colonna telescopica, la cui altezza è regolabile tramite pignone dentato e cremagliera per la messa a fuoco di avvicinamento. Alla colonna è fissato il tubo ottico. La messa a fuoco fine avviene grazie ad una manopola a vite inserita sotto la base. Il tubo ottico è inclinato ed è unito al sostegno tramite un prisma a riflessione totale che devia nell'oculare i raggi provenienti dall'obiettivo. Il tavolino portaoggetti circolare, munito di disco rotante con diaframmi, è appoggiato su due colonnine fissate alla base e può essere spostato tramite una vite munita di disco graduato. Lo strumento è dotato di specchietto per l'illuminazione e di lente condensatrice. Questo microscopio appartenne a Pietro Marchi.