Il cosiddetto "banco chimico" faceva parte del laboratorio privato che il granduca si fece allestire nella propria residenza e che, lasciando Firenze nel 1790, passò al Museo di Fisica e Storia Naturale. Come altri oggetti del Museo Galileo, il banco fu gravemente danneggiato dall'alluvione del 1966 e alcuni pezzi andarono irrimediabilmente perduti. Rimangono tuttavia numerosi vasetti contenenti sostanze e preparati, alcuni con etichette scritte direttamente dal granduca. Di particolare pregio ed eleganza sono i mortai di avorio, il calamaio e il candelabro, le tenaglie e le molle. Tra gli oggetti che facevano parte delle suppellettili del banco, uno è particolarmente curioso: il fosforo che lo stesso Pietro Leopoldo aveva estratto dall'urina dei soldati acquartierati al Forte di Belvedere.
Inv. 319, 824, 1605, 1616, 1623, 1632, 1642, 1645, 1686, 1687, 1688, 1689, 1690, 1691, 1692, 1693, 1694, 1695, 1730, 1739, 1758, 1759, 1760, 1813, 1815, 1822, 1823, 1824, 1827, 1828, 1829, 1830, 1831, 1832, 1833, 1836, 1838, 1839, 1840, 1841, 1843, 1846, 1848, 1850, 1858, 1859, 1871, 1877, 1878, 1879, 1880, 1883, 1890, 1892, 1893, 1900, 1901, 1904, 1906, 1907, 1908, 1933, 1934, 1951, 1952, 1953, 1999, 2066, 2080, 2081, 1082, 3537, 3559, 3785, 3788, 3791, 3793, 3917, 3918, 3919, 3920, 3921, 3922, 3923, 3924, 3925
Costruttore sconosciuto, sec. XVIII