Museo Galileo
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Paragone degli occhiali
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Verso il 1660, a Roma, la produzione di due costruttori di strumenti ottici, Eustachio Divini, già artefice di notevole reputazione, e il più giovane Giuseppe Campani, noto soprattutto come orologiaio, fu sottoposta a pubblica valutazione e confronto. La gara, nota come "il paragone degli occhiali", si fondava sulla lettura di fogli stampati, delle tavole ottiche sperimentali, approntate a Firenze dagli Accademici del Cimento. Sulle tavole erano scritte, con caratteri di varie grandezze, frasi tratte da Dante, Petrarca, Ariosto che, in seguito, per evitare inganni, furono combinate in modo da formare espressioni prive di senso compiuto. Le tavole venivano progressivamente allontanate dai telescopi in competizione, per stabilire quale strumento riuscisse a leggere più chiaramente e a maggior distanza. Le frasi registrate nei tabelloni erano sconosciute a chi osservava con i cannocchiali. Queste tavole possono essere considerate le antenate degli "ottotipi" usati dagli oculisti per la misurazione della vista. Il "paragone" fu ripetuto in diverse occasioni alla presenza di illustri personaggi. Anche se la competizione si concluse senza un vincitore ufficiale, i cannocchiali del Campani risultarono di precisione superiore. Da quel momento, alcuni di questi strumenti, entrarono a far parte della collezione medicea. Essi sono oggi conservati dal Museo Galileo di Firenze.

Oggetti
Cannocchiale ottagonale

Cannocchiale ottagonale

Inv. 2553
Eustachio Divini, Roma, 1664

Cannocchiale ottagonale

Cannocchiale ottagonale

Inv. 2557
Eustachio Divini, Roma, 1674

Cannocchiale terrestre

Cannocchiale terrestre

Inv. 2551
Giuseppe Campani, Roma, ca. 1664

Cannocchiale terrestre

Cannocchiale terrestre

Inv. 2552
Eustachio Divini, 1660-1670

Cannocchiale terrestre

Cannocchiale terrestre

Inv. 2556
Giuseppe Campani, Roma, 1666

Cannocchiale terrestre

Cannocchiale terrestre

Inv. 3185
Giuseppe Campani, Fattura italiana, 1665