Questa è probabilmente la sola macchina elettrostatica a tamburo di grandi dimensioni oggi esistente. Il tamburo è formato da due dischi di mogano, collegati da un telaio interno ricoperto di velluto rosso, ed è azionato da una semplice manovella. La base è costituita da una grossa scatola di legno con coperchio per riporre gli accessori. Il grande cuscinetto ricoperto di pelle di camoscio è sostenuto da due lamine elastiche di legno fissate a due solide sbarre di vetro, che isolano il cuscinetto dalla base, mentre le lamine di legno flessibili gli permettono di adattarsi alla superficie ineguale del tamburo. Il pomo di ottone posto sul retro del cuscinetto serve per la catena di messa a terra, oppure può essere collegato ad un conduttore per raccogliere le cariche negative.
Poco sappiamo di questa notevole macchina, proveniente dalle collezioni lorenesi e descritta nell'inventario del Museo di Fisica e Storia Naturale del 1776. L'origine di questa macchina a strofinio è rintracciabile nei due grandi generatori di Edward Nairne presenti nella collezione. Nonostante il vetro fosse il materiale più utilizzato nelle macchine elettriche, furono sperimentate anche altre sostanze.