L'apparecchio permette di studiare le proprietà del pendolo, di confrontare i tempi di caduta dei corpi lungo le corde di uno stesso cerchio e di mostrare che gli spazi attraversati da un grave in caduta stanno tra loro come i quadrati dei tempi. Alcune di queste esperienze furono già descritte da Galileo nei primi decenni del XVII secolo.
L'apparecchio si compone di un cerchio di legno fissato verticalmente ad una grossa base triangolare di legno impiallacciato con piedi torniti. Sul bordo del cerchio sono imperniati due canaletti di ottone. Tramite apposite ganasce essi possono essere posizionati in modo tale da rappresentare due corde a piacere del cerchio. Rilasciando simultaneamente due sferette eguali lungo i canaletti in ottone, si osserva che esse li percorrono sempre in tempi eguali, come viene evidenziato dal fatto che le campanelle a fondo corsa risuonano esattamente nello stesso istante.
Con lo strumento è anche possibile dimostrare che un pendolo lasciato oscillare da una certa altezza vi risale sempre anche se durante l'oscillazione viene modificata la sua lunghezza.
La lunga barra di circa quattro metri e mezzo di altezza, posizionata verticalmente lungo il diametro del cerchio, serviva a compiere esperimenti sui gravi in caduta libera, in modo da verificare le leggi galileiane del moto uniformemente accelerato.
Questo modello risulta più sofisticato di quello descritto da Jean-Antoine Nollet nelle Leçons de physique expérimentale (Paris, 1743-1748). Già nel 1776 l'apparato risultava presente nel Museo di Fisica e Storia Naturale ed è, dunque, di provenienza lorenese.