Museo Galileo
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Museo Virtuale
Apparecchio per dimostrare l'isocronismo delle cadute lungo una spirale
    • Collocazione:
      Sala VII
    • Ideatore:
      Jean Truchet
    • Costruttore:
      sconosciuto
    • Data:
      prima metà sec. XVIII
    • Materiali:
      legno, ottone, ferro
    • Dimensioni:
      diametro max. 625 mm, altezza apparecchio 780 mm, altezza max. 1700 mm
    • Inventario:
      976
    • Apparecchio per dimostrare l'isocronismo delle cadute lungo una spirale (Inv. 976)

Questo rarissimo apparecchio - l'unico altro esemplare conosciuto è conservato presso l'Università di Padova e apparteneva originariamente al Teatro di Filosofia Sperimentale di Giovanni Poleni - fu ideato nel 1699 da Jean Truchet per dimostrare la legge della caduta dei gravi lungo un piano inclinato, stabilita da Galileo. L'apparato dimostra sperimentalmente l'accelerazione nei moti naturali in maniera equivalente ma diversa rispetto al piano inclinato inv. 1041.

L'apparecchio è composto da una base esagonale di legno alla quale sono fissate sei aste di ottone ricurve che, unendosi in un vertice comune, formano un paraboloide. Una coppia di fili metallici è avvolta a spirale in modo da formare un binario che sale dalla base alla sommità dell'apparecchio. Al vertice del paraboloide si trova una coppetta collegata, tramite un foro, al binario della spirale. Un filo a piombo in ottone (oggi mancante) consentiva di assicurare la perfetta verticalità dell'apparato, condizione essenziale per il buon esito dell'esperimento.

Si lascia cadere una biglia lungo il binario. Quando questa ha percorso la prima spira, la seconda biglia viene lasciata cadere. Si osserva che ogni spira, la cui lunghezza aumenta secondo la progressione dei numeri dispari dall'unità, viene percorsa dalle due biglie in tempi uguali, esattamente come previsto dalla legge galileiana dei moti naturali. Nella base dell'apparecchio è occultato un meccanismo a orologeria munito di un cucchiaio che riattiva l'esperimento rilanciando la biglia. Lo strumento proviene dalle collezioni lorenesi.